IL SENRYU

 

Qui di seguito vi propongo una forma, molto simile all’Haiku ma non più facile anche se più libera perché permette di spaziare in ogni aspetto della vita di tutti i giorni. Si avvicina molto ai Gendai Haiku o Haiku moderni, ma a differenza di questi ultimi, deve rispettare la metrica degli Haiku classici, cioè tre versi: cinque sillabe nel primo, sette nel secondo e ancora cinque nel terzo; grammaticali o metriche che siano.

Quindi il numero delle sillabe su tre versi è identico a quello degli Haiku – 5-7-5.

Descrive soprattutto la natura umana. Anche quando descrive animali, insetti, piante, oggetti inanimati pone l’attenzione sugli attributi “umani”; il fuoco è sempre sulla natura umana.

Premetto che gran parte del materiale che trovate a compendio di questa pagina è tratto dagli studi su questo argomento di Valeria Simonova-Cecon, valente studiosa e Haijin, che a suo tempo lo pubblicò in una News Letter indirizzata agli iscritti della Associazione Italiana Haiku di cui facevo parte.


In particolare il Senryū:

✓ È generalmente anonimo, cioè non ha titolo;

Non contiene il Kigo, il termine cioè che indica una precisa stagione, o il Piccolo Kigo, il riferimento cioè ad una parte del giorno; se non occasionalmente e con una funzione del tutto secondaria, mentre nell’Haiku il Kigo è obbligatorio ed è la chiave di comprensione, cioè il punto magnetico del testo.
✓ Può non avere il kireji, la cesura, resa nelle lingue occidentali con un trattino, che sospende il pensiero logico e sfida il lettore a cercare un legame

Si serve di artifici retorici come la metafora, l’analogia, l’iperbole, la personificazione

È intensamente personale

✓ Non dichiara semplicemente un evento che avviene, né giustappone immagini, ma argomenta, assumendo anche toni filosofici e moraleggianti

✓ Il tono oscilla tra la satira e l’ironia, tra il divertimento e il fastidio, ma a volte è anche triste, malinconico. Insomma, di fronte alle debolezze umane il riso può diventare amaro;

✓ Soprattutto, e questo è il suo tratto più distintivo, focalizza l’attenzione sulla gente, ne ritrae le caratteristiche, la psicologia, le motivazioni, i comportamenti.

L’ironia può essere sottile e delicata, raramente la satira si fa affilata e sferzante fino al sarcasmo, ma i testi contemporanei nella brevità fulminante raggiungono talvolta i toni dissacranti di un Cecco Angiolieri.

Il male da evitare è la pedanteria, ci vuole equilibrio e misura per cogliere nel segno, senza eccedere nei toni. Un buon Senryū deve mettere comunque in evidenza le contraddizioni e i paradossi del comportamento umano.

Rispetto all’Haiku, percepito come poesia alta, difficile, da professionisti, oggi in Giappone il Senryū viene considerato genere popolare, più a portata di mano, in cui molti provano a cimentarsi, con il solo intento di divertirsi o di riderne con gli amici.
Infatti i componimenti pubblicati rappresentano soltanto il 20/25% del totale e questo anche se molte riviste organizzano concorsi e pubblicano sulle loro pagine i Senryū più riusciti, e da circa un anno vengono inseriti anche nei concorsi di poesia.

TEMI DEL SENRYŪ

I Senryū sono anonimi, soprattutto nelle raccolte più antiche, parlano della vita quotidiana dei chōnin di Edo del XVIII secolo, che aspirano ai piaceri fuggevoli delle feste, della moda e del mondo che gravita intorno ai teatri del Kabuki e alle case di piacere, veri salotti in cui accanto ai mercanti si incontrano attori, letterati, artisti, editori ed anche samurai, magari in incognito. Insieme si discute di poesia e si leggono i testi, fatto del tutto impensabile nei secoli precedenti.

Il mondo dei Senryū è concreto, impregnato di realismo, rigorosamente laico, con un sano gusto per i piaceri della vita: amore, sake e denaro. Sono gli ideali di vita descritti per la prima volta da Asai Ryoi nei Ukiyo monogatari (Racconti del mondo fluttuante): “Vivere momento per momento, volgersi interamente alla luna, alla neve, ai fiori di ciliegio e alle foglie rosse degli aceri, cantare canzoni, bere sake, consolarsi dimenticando la realtà, non preoccuparsi della miseria che ci sta di fronte, non farsi scoraggiare.

I temi sono tratti dalla vita di ogni giorno: i rapporti tra marito e moglie, gli scontri tra suocera e nuora, i conflitti con i figli, le liti con i vicini, le ambizioni, le rivalità, i piaceri di ogni giorno, le grandi bevute e le abbuffate a tavola.

I protagonisti sono la gente del popolo: artigiani, commercianti di olio, sake e pesce, osti, librai, agenti di cambio, carpentieri, parrucchieri, medici, servi, disonesti, donne intriganti, balie, servette…
Gli attacchi sono bonari, si risolvono in giochi di parole, prese in giro con il sorriso che increspa le labbra, anacronismi impertinenti che muovono al riso, controllate sfide all’autorità, svolte anche a sfatare i tabù sessuali.

Possiamo per sommi capi quindi affermare che mentre gli HAIKU sono focalizzati sul ” Mondo della Natura, i SENRYU sono focalizzati sul “Mondo degli esseri umani”.

Vale la pena inoltre osservare, vista la grande varietà degli argomenti che possono riguardare i Senryu, che in Occidente sembrano prevalere i cosidetti Masukomi Senryu, dove prevale, l’umorismo, il divertimento, la satira.

Mentre in Giappone nella maggior parte dei senryū club ufficiali affiliati all’Associazione Giapponese di Senryū (Nissen-kyo), gli autori cercano di scrivere un altro tipo di senryū, più seri, dignitosi e vicini a ciò che siamo abituati a chiamare “poesia”. Questi si chiamano “senryū letterari“, o bungei senryū.

COME SCRIVERE UN SENRYU

NB: Gli esempi riportati qui di seguito e scritti da autori Giapponesi, non rispettano la nostra regola di sillabazione ( 5-7-5) in quanto sono delle traduzioni.

1)-Cercate di descrivere le situazioni concrete, le persone reali e non generalizzate.
Se dovete scegliere tra il Plurale o il Singolare, tendete a scegliere il “Singolare “; non descrivete la situazione in “ generale “, cercate piuttosto di mostrare un esempio(evento, azione, situazione ) concreto e distinto, estrapolandolo dal concetto generico.
Cominciate dallo scrivere la vostra esperienza personale che è sicuramente una cosa che conoscete bene.

In questi orecchini
oggi non sono né mamma
né moglie.

Yamamoto Kikuko

2)-Se scrivete di qualcuno in terza persona, cercate di “ tipizzare “, di descrivere un tipo, una classe di persone

(marito, moglie, burocrate automobilista, editore, impiegato, medico, commessa, ma anche un avaro, uno sfortunato, uno stupido, etc.) per rendere la situazione chiara a tutti e non solo a voi stessi.

il direttore
mette in nota spese
le sue escort

Luca Cenisi

3)- Cercate di svelare la verità dietro le apparenze:

per l’arrivo
della donna delle pulizie
lei pulisce la casa

Vladislav Vassiliev

soprattutto se scrivete di attualità:

armi atomiche
dei paesi che impongono il veto
alle armi atomiche

Keizo Takahashi

4)- Cercate di penetrare nella profondità della psiche umana, cogliendone anche i più piccoli dettagli:

nel coro
la madre cerca di distinguere
la voce del figlio

Shika Senbe

5)- Non pensate che scrivere un senryu significhi solo prendere qualcuno o qualcosa in giro; significa anche provare compassione, significa anche riconoscere se stessi nella situazione rappresentata:

il treno parte
anche chi non conosco
sto salutando

Marco Pilotto

6)- Giocate pure con le parole, espressione, proverbi, aforismi e quant’altro:

non sporgeva
ma per prudenza
è stato martellato

Questo senryu fa riferimento ad un famoso proverbio Giapponese: “ Il chiodo che sporge va preso a martellate “

7)- Ricorrete pure anche alle immagini della natura.
Ricordatevi però, che nei senryu, rispetto agli Haiku, esse si usano in modo diverso.
Il centro della vostra attenzione, il vero argomento del vostro Senryu, non è la natura che vi circonda, ma i sentimenti umani che a volte trovano personificazione negli oggetti della natura.

petali di ciliegio-
continua a cadere
la mia pressione.

Andrea Cecon

8)- Anche descrivendo scene senza una apparenza umana, si può parlare delle emozioni delle persone:

la fabbrica
spunta nella nebbia
il turno di notte

Filmore Place

9)- Non cercate di scrivere capolavori. Guardate intorno a voi con occhio sagace e scrivete con parole semplici e chiare, quello che vi ha fatto sorridere, piangere etc; insomma quello che vi ha toccato, nel cuore o nella mente.

“ Stupidina! “
una sola parola
ma quanto amore…

Miwa Yoshimura

Altri esempi in metrica:

Punge a casaccio
anche se non ho sonno
bieca zanzara.

Frange un cenno
i vetri del silenzio –
un tuo sorriso.

Carne e ossessioni
gremite nella metro –
nuova umanità.

Bicchieri vuoti
sconfitti sul bancone –
un’altra resa.

Come vedete, questi sono più simili agli Haiku, ma non contengono il Kigo, il riferimento alla stagionalità e anche se in alcuni c’è l’annullamento dell’io, come ad esempio nell’ultimo.

Ritengo inoltre che sia opportuno evidenziare che i senryu si possono anche fortemente personalizzare.

 

 

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