POETA PASTORE
Il tuo è un avanzare a capo chino
fra la noia di un uggioso snebbiare,
unica nenia in questo tuo cammino
delle amiche tue pecore il belare.
Con occhi attenti guardi ogni contorno,
nella bisaccia hai tanto da narrare,
ma nessuno con cui farlo d’intorno,
hai solo il vento che ti sta a ascoltare.
Dici al fiume che ti scorre accanto,
quanto simile sia il vostro vagare,
e novelli sul tuo cuore infranto
da un amore che non ti sa aspettare.
Nei passi che dimorano nell’erba
racconti il desiderio di una casa
che la vita però non ti riserba,
e dell’angoscia che l’anima t’invasa.
Così parli agli alberi, ai fiori, alle stelle,
istanti di prezioso incantamento,
e sei poeta anche per un sol momento
pur se nel vento van le tue novelle.
L’ESSERTI AMICO FORSE NON È AMORE
Figlio mio!
Quando ti vedo sorridente, godo,
e anche mia è la tua felicità,
ma chioccia afflitta dalla cecità
non vedo oltre, e il tuo futur non snodo.
Mai m’avventuro a spaziare lontano
e m’accontento sempre del presente,
fo che il domani allor ti sia clemente
senza mai lasciare la tua mano.
Non è bontà la mia acriticità;
come il volerti sempre più vincente,
in ogni dove più di me eccellente,
celandoti qualsiasi avversità.
Dal tuo cammino tolgo ogni anfratto
ed ogni decisione io mi avoco,
lasciarti spensierato è quasi un gioco
così che dalla vita ti fo astratto.
Perché allor tanti giovani depressi
pur se mai tragedie li han sfiorati?
Che pure se magicamente amati
paion frutti appassiti dagli eccessi.
Allora mi convinco, e questo è amore,
che abbandonarti debbo ai fallimenti
che tralasciare devo, parimenti,
di occultarti infelicità e dolore.
Pur se del mio nido sarà morte
occorre libertà al tuo volare,
per ogni sogno imparerai a lottare
affrontando in tal modo la tua sorte.
Anche se ciò non ti farà piacere
debbo essere saggio ed esemplare,
non fare per te, ma insegnarti a fare.
Che questo sia il mio unico dovere!
INGANNO EMOTIVO
Canuta la luna s’aggruma
sul mio rinsecchito cortile
e lenta si posa la bruma
sull’orme d’un passo senile.
Fra l’ombre di pallidi steli
rinascono dolci ricordi,
attendo che il tempo si sveli
e con il presente s’accordi.
Sorride mia nonna felice
fra piccoli visi devoti,
di strade di vita lei autrice,
lei chioccia fra tanti nipoti.
Quell’ombra ch’io prendo a seguire
mi chiama mi porge una mano,
è forte il desio d’obbedire
ma troppo quel tempo è lontano.
Poi sopra l’incolto cortile
la luna nel cielo ora sfuma
svanisce quel volto gentile
rimane soltanto la bruma.
È SERA
L’acqua nel crepuscolo
smarrisce il suo candore
le luci del tramonto
ne cambiano il colore.
Rinvigorisce il vento
nell’ombra che s’avanza,
come in un valzer lento
nel cielo il pioppo danza.
Fra luccichii di gemme
gracidano le rane,
la luna nasce lemme
i grilli nelle tane.
Annuncia l’usignolo
col canto suo la notte
e là sotto il prugnolo
danzan lucciole a frotte.
Negli attimi esaltanti
del finire del giorno
i miei passi esitanti
sulla via del ritorno.
ANCOR PER UNA NOTTE.
Fra nubi nere il sole scende lento,
turbinio di vento sulla città,
fra strade scure par quasi un lamento,
per te s’allarma la mia affinità.
Mi chiedo dove sei, vuota è la casa,
e già la mente che corre agli occhi tuoi,
nell’includerti, insieme a te rincasa.
Forse ora stai comprando un libro per noi
alfin che il tempo nostro sia faceto.
Ora la pioggia che prende a cadere
fa lesto il tuo tornare e in ciò m’allieto,
ché prima se ne andran le mie chimere.
La più tremenda dice spesso: “pensa!
Presto non sarai più qui ad aspettarla!
I baci non saran la ricompensa
di quando lieto corri ad abbracciarla.
D’ogni intimità svanirà il sentore,
lei sopravviverà nella tua assenza,
ma dell’affinità del vostro amore
consolarla potrà solo l’essenza”.
Grande pena mi dà questo pensiero,
e se fosse che anche là nell’eterno
la tua mancanza io patissi invero?
Vorrebbe dir che allor sarei all’inferno.
Vorrei non accadesse, ma accadrà!
Non è il male che le ore fa severe
o saper che la vita se ne andrà,
ma è il non aver più te nelle mie sere.
Rumore dei tuoi passi, ansia dismetto,
tutte le paure fuggono a frotte,
sei già a casa, nostro unico tetto
a proteggerci ancor per una notte.
INFINITESIMAMENTE PICCOLO
Da fioca luce di una stanza
volano i miei pensieri
verso un cielo corvino,
che perduto nel tempo
come scrigno di diamanti,
conserva infinite stelle.
Occhi che più non vedono
rimirarono stupiti quel cielo
che anch’io guardo rapito.
S’alza la mano dal vergare poesia
e assorto in quel tempo non mio,
tremo della mia minuta fragilità.
NON E’ MISERICORDIA
Viso smagrito in una chioma incolta,
-lui è là – prostrato sull’asfalto
fra lacrime d’un cielo pietoso.
Labbra mute gridano disperate;
mani, tremuli artigli avvinti
al vuoto dell’indifferenza,
chiedono carità, forse pietà.
Intristiti occhi amari
a cui m’appresso con pudore
e accolto dall’acre odore
di una misera esistenza,
lascio cadere in quelle mani
spiccioli della mia coscienza.
Poco dopo, dimentico, m’affretto
nell’ipnotico bagliore del tempio
e sulla croce l’abbandono.
NOTTE DI PERIFERIA
Opaco suburbio sconcio,
d’ombre d’anime vagato.
Cristalli di bottiglie,
disseminati nell’erba,
scricchiolano come ghiaccio
nel calpestare di vite.
Sentieri che non rincasano mai,
alberi pietosi coprono
figli crocifissi
da chiodi di platica,
che per non patire dolore
non cercano mani materne…
ma un’altra dose ancora.
ALL’IMPROVVISO IL NULLA
All’improvviso il nulla!
Nessuna voglia,
nessuno verso,
nessuna rima.
Solo l’imperativo
di non pensare,
di non sentire,
di non gustare,
di non vedere…
solo mera inutilità
d’un vorticoso silenzio
che ti spegne.
Fra opachi riflessi del passato,
l’anima in sofferenza
non ha più forza
d’ascoltare parole già sentite,
chiacchierare di cose già sperate,
già vissute,
che per lei non han più senso;
è disagio, disgusto, riso amaro
nel quale…
rincantucciata fra cuore e mente
ingoia solo lacrime.
FELICITA’
Sono felice
quando meravigliato
mi prendono l’emozioni
e con trepidazione
gusto la vita.
Pensieri allegri
danzano nei miei giorni
sulla punta dei sogni,
non oppressi dal tempo
che si dissolve.
A volte è amore
nella gioia di un bacio,
nel tramontar del sole,
o stare a letto, mentre
di fuori piove.
È il desiderio
di cose sempre nuove,
è cancellare l’ignoranza
dall’ardito procedere
del mio cammino.
È intensità
di un attimo vissuto
che si trasforma in haiku,
è la vita che fermo
in un sorriso.