Francesca Belpane

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Francesca Belpane

Nata in Sicilia, a Caltagirone (CT) dove attualmente vive. Conseguito il diploma Magistrale ha approfondito gli studi con Corsi di Pedagogia, Psicologia infantile ed età adolescenziale, Lingue straniere. Coltiva vari interessi quali la fotografia, la meditazione, la lettura e scrittura. Ha lavorato come insegnante nella Scuola Primaria per lungo tempo finché è approdata al Nido d'infanzia, attualmente suo spazio professionale e umano. Da sempre adora scrivere di sentimenti. Ha pubblicato alcune poesie in varie Antologie collettive. Ultimamente ha scoperto la magia e l'essenza evocativa degli Haiku, componimenti di origine giapponese dei quali ne ha pubblicato alcuni nella recente raccolta: “Trabocca nel loto la giovane rosa” (ed. L'inedito) 2021. Questa è la sua prima silloge poetica.

 
   

“La Bandella” di Fabio Martini al libro “Grevi Leggerezze”

Andiamo avanti come sempre e L’Inedito esce ancora una volta con un poeta, anzi una poetessa inedita più che mai. Si tratta di Francesca Belpane. Siciliana doc, insegnante dell’infanzia e artista multivalente. Poetessa per diletto ma poetessa con stile, classe e padronanza. Sicuramente un’artista del sentimento, ma spigliata e decisa in una versificazione essenziale. Noi de L’Inedito siamo molto orgogliosi di permettere a molti artisti – specie poeti – di avere possibilità di trovare un trampolino da cui mettersi in luce, ed in fondo è il nostro ruolo anche statutario come associazione culturale. L’Inedito ha la volontà di riconoscersi prima di tutto associazione ancor prima di essere considerata editrice. L’editrice resta uno dei campi di movimento in cui l’Associazione si cimenta, ma non il primo in assoluto. Prima di tutto vi sono le attività di scouting letterario, quello didattico della scrittura spontanea, la ricerca assoluta di penne. Quindi selezionate le figure interessanti il passaggio alla pubblicazione diventa un mero oggetto naturale. Crediamo fortemente nelle potenzialità degli autori spontanei e crediamo e desideriamo essere quella opportunità che molti meritano. Desideriamo leggere quello che hanno nel cassetto e aiutarli a raggiungere un sogno. Saranno i lettori a decidere, ma noi pensiamo che l’editoria sia questa. Le opportunità che noi diamo sono decise da lontano, da quando abbiamo formato l’Associazione culturale L’Inedito e già sapevamo che questa era la nostra missione.

 

Prefazione al libro “Grevi Leggerezze” di Filippo Minacapilli

 “Vivo le emozioni/Le ascolto fluire/nelle vene…” “Vivo le emozioni/ Non so respirare senza”. Ecco la cifra poetica di Francesca Belpane, che apre con questi versi “Grevi leggerezze”. Un inno all’amore, alla vita, alla natura, che con parole vibranti, intense, sentite ci conduce, emozione dopo emozione in dimensioni liriche delicate attraverso le quali il lettore coglie il senso autentico del sentimento amoroso. Curare la prefazione di questa sua prima pubblicazione, è sicuramente un privilegio per me e ne sono onorato. Invito che ho ben accolto e che mi permette, tra l’altro, di assaporarne, in anteprima, il “profumo” e la “freschezza” che sgorgano immediatamente dalla lettura dei componimenti. I versi di Francesca Belpane toccano inevitabilmente l’anima del lettore e la incantano. Essi scorrono fluidi, cristallini, come fresca acqua di sorgente, per farci partecipi della sua visione dell’amore. Un amore cantato in tutte le sue sfaccettature. Ora gioioso e speranzoso, ora triste e nostalgico. L’amore che dà, comunque, sicurezza, che dà linfa vitale, che sorregge il vivere quotidiano non sempre privo di difficoltà o di criticità esistenziali. “Grevi leggerezze” è una narrazione in versi dei sentimenti puri che pulsano incessanti nel suo animo. Francesca si rivela come la poetessa dell’Amore e della Natura. Ella attribuisce alla natura lo stesso sentire che riconosce all’uomo. E utilizza gli elementi della stessa, l’albero, il vento, il sole… per dare corpo ai propri sentimenti. Turbamenti, gioia, tristezza, speranza, attesa trovano modo di esplicitarsi efficacemente richiamandosi a elementi e a fenomeni naturali. “Sono come un albero/ in autunno/ Spoglia/ Senza fronde/ a riparare/ le debolezze/ e la fugacità” (da Come un albero spoglio). Le espressioni d’amore e delle emozioni s’intrecciano, infatti, con continui rimandi paesaggistici. Una sorta di fusione che eleva a valore universale il sentimento di appartenenza dell’uomo alla natura in una visione panica della realtà. Si crea così una fusione tra gli elementi naturali e quelli più specificatamente umani, una comunione gioiosa e magica con la natura. Come non ricordare, a tal proposito, la poetica di D’Annunzio che considera la natura come entità viva, sensibile e con la quale l’uomo stabilisce “un contatto intenso”, potremmo dire un rapporto osmotico e, allo stesso tempo, empatico. Il tutto con un linguaggio delicato, ricco di analogie e metafore simbolicamente significative. Anche se Francesca non disdegna, a volte, espressioni più “carnali” connotate da un fine e sensuale erotismo. “Ascolto/ il tuo sorriso audace/ sulle curve/ del mio cuore” “Accarezzo/ con occhi socchiusi/ le morbide onde/ del tuo respiro” (Attesa). I suoi canti richiamano a tratti quelli della poetessa Saffo. La Nostra descrive con forte tensione emotiva il dolore per l’abbandono, la nostalgia della gioia perduta, il tormento della solitudine e, ancora, il desiderio amoroso o l’attesa della persona amata. Come in Saffo, appunto, “Vieni a me anche ora/liberami dai tormenti/avvenga ciò che l’anima vuole/aiutami, Afrodite (trad. di Salvatore Quasimodo). Ansia e pathos che esaltano, sicuramente, la forza dell’amore anche nei momenti di sconforto, di disillusione. Francesca ha bisogno della scrittura poetica, è un’esigenza ineludibile della sua anima. Non scrive per gli altri, scrive per dare corpo ai nobili e profondi sentimenti che la animano. Sentimenti che rivolge oltre che alla persona amata, anche alla figura materna, a quella paterna, all’amica. Ella, nel cantare l’amore, esalta in particolar modo, il senso di sicurezza ch’esso genera “Ma il cuore mio/non trema/non si spezza/E’ ben saldo/sulle rive/del sicuro amore” (Su rive sicure). La poesia diviene così, da un lato rifugio che quieta l’anima, la protegge, dall’altro la eleva verso nuovi orizzonti di libertà. “Ho voglia di lasciare libere le mie ali/ e spiccare il volo” In “Vestimi di te” così l’Autrice si esprime. E nella chiusa dello stesso componimento emerge la figura di due amanti che ricordano l’immagine, dal forte impatto emotivo, dei di due amanti in “Il bacio” di A. Klimt. “Ho voglia che tu mi spoglia/Per cullarmi/ per amarmi/ per vestirmi di te”. Così come l’artista austriaco nella sua famosa opera, la Nostra esprime con straordinaria dolcezza il trionfo della potenza vivificatrice dell’eros. Nel suo segno protettivo e di affetto. Con lo stesso linguaggio pittorico Francesca compone delle liriche che evocano il senso di pace e di armonia che accompagna l’uomo nei suoi contatti con l’ambiente naturale. Così in “Panta rei” o in “Un volo di rondini”, per citarne solo alcune. In tutta l’opera di Francesca Belpane emerge prepotentemente la forza vitale, prorompente e testarda, che non offre spiragli alla rassegnazione. Anzi, dà ulteriore propulsione al desiderio di andare oltre, di volare con ali sempre più forti e sempre più radiose. E assegna alla scrittura il compito di narrare senza cedimento alcuno l’essenza intimistica dell’amore, in particolare, e i turbamenti che da esso discendono. E ciò nella consapevolezza che la Poesia, in particolar modo, abbia una funzione rivelatrice e salvifica. “Scrivi l’amore/racconta la rabbia, canta la gioia, scribacchia il dolore”. Così Francesca chiude la propria Raccolta poetica in “Mal di scrivere”. Grazie Francesca!