Gaspare Stassi è nato nel 1980 a Mazara del Vallo. Si é Diplomato Geometra nel 2001. Ha iniziato a scrivere e comporre poesie per diletto, declamandole agli amici e conoscenti e recitandole, altresì, all’interno di alcune associazioni culturali della provincia di apparenza; pluripremiato in diversi concorsi letterari nazionali e internazionali; oltre ad essere uno scrittore di poesie è anche un fotografo ed ha partecipato a diverse iniziative con successo. L’11 maggio 2018, Gaspare Stassi viene inserito nel Nuovissimo Dizionario degli Autori Scelti 2018 entrando così a far parte dei nuovi autori contemporanei del XXI secolo. Nel 2019 viene realizzato la sua prima raccolta di poesie che si intitola “La cultura dell’equilibrio” edito da Fabio Martini casa editrice L’Inedito Letterario. Segnalazione di Merito al Concorso Internazionale “Voli nel cuore” 2019, organizzato dall’Associazione Culturale “La Bottega degli Hobbies, Presidente Benito Patitucci con la poesia “Le rondini del cuore”.
Prefazione di Fabio Martini
C’è nel poeta Gaspare Stassi, una genuina convinzione, che ne permea tutta l’opera, almeno quella che abbiamo qui pubblicato, che la poesia possa essere – e come non dargli ragione – uno strumento vero e proprio di unione di intenti tra poeta stesso e lettore usufruitore dei versi messi lì proprio per essere letti e di cui appropriarsi.
Ce lo dice in tutti i modi. Ci parla di grandi riflessioni che a volte vanno oltre le stesse capacità intuitive dello scrittore, e forse del lettore medio di poesie, ma che quasi scippa al suo super io, quello nascosto, per farle sue e in qualche modo concederle, rigenerate, alla lettura amicale.
Le figure retoriche, come in ogni poeta anche qui la fanno da padrone, ma quando arrivano sono mozze, intercalate a inciampi quasi ricercati e del tutto naturali, dove la parola viene a volte sottintesa perché difficile parrebbe perfino ritrovarla scritta. Parrebbe dimenticata. Eppure quel sostantivo nascosto, quel termine mancante di fatto c’è perché stranamente durante la lettura lo ritrovi in automatico.
Qualcuno di voi potrebbe pensare che non stia dando credito al nostro autore, invece non è così. Elogio senza se e senza ma, la poesia di Stassi, godibilissima e semplice allo stesso modo. La elogio in quanto tale. Quasi una stesura innata senza orpelli e sottolineature particolarmente ricercate. E per questo le ritengo poetiche. Lui quando deve dire che ama lo dice senza mezzi termini. Lui ama. Punto. E ama in un ambito ben definito, cioè ama immensamente. Senza preamboli. Senza pazzie. Ama in maniera razionale perché l’amore delle sue poesie è un dato di fatto. E tu che leggi vieni avvolto in questa morsa e subito ti domandi perché tu questo amore non lo hai vissuto mai nella tua vita e forse ancora lo rincorri.
Il nostro poeta è un essere intellettualmente fortunato. Le sue certezze le trasforma in versi con una naturalezza quasi disarmante. E questa naturalezza diventa quasi pensiero filosofico che seppur senza assiomi o teoremi particolari, alla fine, risulta inopinabile, indiscutibile quasi spietata.
L’invenzione di neologismi dai suoni onomatopeici che ti fanno immediatamente capire di cosa si stia parlando. La volontà di inventare, perché lo stesso vocabolario parrebbe non bastare neppure più al poeta e quindi ci vogliano termini nuovi, rigettando il desueto, non all’altezza della poesia che si vuole scrivere e lasciare ai posteri.
Un urlo quasi ancestrale dove la poesia diventa poesia e basta. Punto, punto e virgola. E due punti, perché non si sa mai.
Ovviamente scherzo ma neppur tanto. Mi permetto di fare la battuta perché lui stesso fa la battuta di se stesso quando ammette di esser poeta per la combinazione del caso, che ha fatto si che egli stesso, necessitasse di questa forma quasi terapeutica, per liberare il proprio io; l’ego amoroso per un discorso che avvicinasse lui all’amata e contemporaneamente gli altri, i lettori, all’amore in senso lato.
“…La terra fertile, cammino di colori e striature, il verde accende la candela, si spegne il sipario della tetra notte…”. Un verso tra i tanti dove allegoria e figura retorica diventa dotta e naturale, solo ed esclusivamente dopo essere stata enunciata non come tale, ma come naturalità in versificazione spontanea e per questo quasi unica.
Propongo la lettura perché alla fine diventa un valore aggiunto, una eccellenza in un’epoca di inutile sproloquio da bar sport dove il nostro emerge e diventa trait d’union come un trampolino verso le altre poesie. Leggere “La cultura dell’equilibrio” mi ha avvicinato ad un poeta genuinamente onesto, intellettualmente modesto e ricco allo stesso tempo. Bravo Gaspare Stassi e buona lettura a tutti.