Giuseppe Chiera
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“Le persone sensibili hanno a loro fianco la sofferenza mentre la loro anima è sempre un passo avanti.”
Nato a Locri, cresciuto a Placanica, caratteristico paesino in provincia di Reggio Calabria, mi trasferisco in Lombardia dopo il conseguimento della maturità liceale per il proseguimento degli studi. Vivo a Osio in provincia di Bergamo e sonon sposato, con due figli. La passione per la poesia e per la scrittura in generale mi porta negli ultimi anni a partecipare a diversi concorsi letterari nazionali. Inserito nell’Enciclopedia dei Poeti contemporanei Italiani e presente in diverse raccolte antologiche, ricevo la menzione d’onore e IV classificato al Concorso nazionale Vitulivaria. Menzione di Merito e tra i vincitori del concorso Habere Artem. VI classificato alla giornata mondiale di poesia “Thousand Poets for change” e finalista in vari concorsi letterari nazionali e internazionali. Quindi, Diploma di merito al concorso nazionale “Il Tiburtino” edizione 2019 e Diploma finalista al premio nazionale letterario d’arte e cultura “Nobildonna Maria Santoro”.
Ti ho sognato Mamma
Dalle fessure a quadro
delle finestre chiuse del balcone
il rossore dell’aurora tingeva le pareti.
L’aria era pervasa dal profumo
della pianta dei limoni sottostante
tinta dal verde intenso delle foglie
dal biancore dei fiori e dal giallo dei frutti.
Anche il profumo del rosmarino
scosso dal vento notturno, si diffondeva intenso.
Un vento che avevo sentito lamentarsi nella notte
al di là della persiana chiusa.
La mente era volata indietro nel tempo
alla casa lontana, ora tanto sola,
quando dalla porta della stanza da letto
l’odore del caffè fugava il mio residuo sonno,
la luce scendeva serena
più tersa dell’aria rinnovata
e si rifletteva nelle lacrime
che spuntavano ad intervalli,
mentre gli occhi terminavano sulle foto
ricordo dei miei cari.
Nella penombra della stanza
si percepiva un pianto sommesso
come una preghiera.
Posai lentamente lo sguardo sul tuo volto
anche tu piangevi lacrime silenziose.
Mi venne in mente l’unico sfogo
che avesti quel giorno, prima del tuo soffrire.
Solo il dolore dell’anima
ti aveva costretta al pianto.
Il tempo aveva chiuso e serrato nel suo scrigno
il mistero che grava sul pianto di ogni cosa.
Cercami
Tra i riflessi di un cristallo
tra le ombre della luna
dentro il moccolo di una candela
che lentamente si dilegua
che dalla cera sorge dolente
la mia anima e attende
tra brandelli d’illusione
e negati visibilii.
Cercami.
Nella luce infausta degli occhi
nel tratto incolore di un sorriso
tra le pieghe angosciose del tempo.
Sottraimi.
Alla solitudine beffarda
alla carnivora palude del malvezzo
al disegno incerto del destino.
Conducimi.
Sulle onde blande del perdono
sulle note armoniose del piacere
tra la brezza di una timida carezza
sulla vetta irraggiungibile dell’estasi.
Ti prego!
Cercami…
Parlerò di te
Parlerò di te,
alle nuove gemme di primavera
racconterò dei tuoi occhi
e sbocceranno fiorenti
nell’immagine sublime del tuo viso.
Parlerò di te
e racconterò al vento
così da diffondere ovunque
la tua essenza.
Ascolterò silente i tuoi pensieri
per poter parlare al cuore
dei tuoi sogni.
Racconterò alle stelle,
così da illuminare immensamente
l’universo.
Alla mia anima parlerò di te
e nel ricordo danzerà gioiosa
all’infinito.
Perché t’amo
Tra le sfumature del pensiero,
le oscurità della passione,
i versi di un poema mai scritto, mai pensato,
io t’amo immensamente.
Come se fossi lacrima di sale,
come se fossi anima dolente
nel mormorio infinito di un cuore che sussurra
che palpita irrequieto.
T’amo come se fosse l’ultimo respiro,
come se la vita
fosse un sogno in bianco e nero,
come se le stelle all’improvviso
bisbigliassero il tuo nome
e nelle notti tempestose
che racchiudono l’aurora
io sarò li, vicino al tuo respiro
come un moribondo che cerca la tua mano
l’ultimo calore, l’ultima speranza.
T’amo perché in te c’è il fuoco,
in te c’è il mare, le montagne, le pianure,
le discese e le paure,
i sorrisi, i malumori.
T’Amo perché in te
c’è l’universo.
Illusione
Imparerò ad amarti nel silenzio
mentre occhi gocciolanti
inondano frammenti di ricordi.
Osservo il tramonto
raggiungere la notte
e mi manchi!
Come il soffio della vita,
come luce nel cammino,
come il battito infinito nelle attese
perché l’amore si
è opaco nei riflessi
ma è fatto di piccole scintille,
sparse sul cammino consapevole
di una dolce e timida illusione.
Respiro
In cerca della quiete
nel soffice silenzio della nebbia.
Tra deserti di cielo senza luce.
Tra gli odori inesplorati del mattino.
E temo il sollevar del sole
che mi sconvolge tra vortici di luce
e il tonfo della mente mi percuote
tra flebili barlumi senza tempo.
Nel brulicar di versi,
traspare la tristezza del poeta
e le parole vane degli sguardi
svaniscono lungo le praterie
di un cuore stanco.
Potrà l’amore rinvenir l’orgoglio?
L’amore!
Che il respiro leva
che le menti ingarbuglia
come sciami di falene nella notte
dove la luna si scioglie nell’aurora
di una pianura spenta.
Inno all’amore
C’è così tanta bellezza nell’amare
anche quando ci si perde
tra le lacrime e i pensieri
e anche quando il cielo è cupo e adombra il sole
racchiude immenso amore.
Amano le nubi, bianche, grigie, gocciolanti
che coccolano le vigne, i prati, gli uliveti
e anche il gelso solitario tra le stoppie.
Amano le rose, le viole, i tulipani,
che sorridono al sole appena sveglio,
amano le onde che lambiscono gli scogli
ama il vento che si posa sui pistilli
ama la neve, candida, silente
che sorprende le vette nella notte.
C’è così tanta bellezza nell’amare,
anche quando ci si perde tra lacrime e pensieri
e il silenzio lascia spazio alle emozioni.
Quando la magia unisce le anime degli uomini
e il becco di un pulcino schiude il guscio.
C’è così tanta bellezza!
Amano le stelle che colorano le tenebre,
amano le foglie già morenti che decorano gli stazzi
ama la farfalla che ricama le corolle.
Amore!
Amore mi circonda, altro non vedo! E piango
perché l’uomo non sa amare
o forse non ha mai saputo farlo.