Maria Pellino

Gli amici dell'Inedito Letterario > I NOSTRI AUTORI > Maria Pellino

Il luogo del pensiero è nella mente che si apre all'ignoto. Un viaggio in un tempo impalpabile laddove anima e corpo si estendono nell'eterno dileguarsi dei sogni. I sogni sono il nostro essere aeriforme, ma ci gemmano sul cuore per custodirne l'innocenza.

Maria Pellino

Lavora come educatrice. Ama gli autori classici della letteratura, la poesia e la forma breve dello scrivere in tutte le sue espressioni. Autrice di oltre trecento aforismi e poesie. Ha ottenuto diversi riconoscimenti quali due primi premi al concorso Scrittori ed Artisti del nuovo Rinascimento, menzione di merito per monologo teatrale e per poesia con immagine, al concorso dell'Accademia mondiale della poesia. Un premio speciale stampa. Dal 2013 ha partecipato ad altri importanti e prestigiosi concorsi sia nazionali che internazionali giungendo sempre in finale. Diploma d'onore al concorso Michelangelo Buonarroti. Due volte finalista della sezione aforismi al Premio nazionale di Filosofia 2015 e 2019.

Distolto il tuo sguardo

Distolto il tuo sguardo,
quel docile bocciolo germogliò
avendo seguito l’eco dell’universo.
Disegnò graffiti sull’anima
l’orma inconsistente del tuo potere,
maledetto fu lo scoglio
che gorgogliò alla rinascita
della mia speranza.

Amore travolgente

Sognai di te un amore travolgente, possente.
Intangibile si impresse il desiderio nel mio cuore servente.
Dimenticai il tuo volto sfuggente
e mi rivolsi al fuoco che infiammò le sfinite membra.
Ti amai, di passione travolta.
E come un turbine,
fagocitai chiunque sul mio cammino.
Della forza che mi invase
ne conservai un barlume.
Distante dai tuoi occhi
si affievolì di colpo.
Orsù con ardore, attinsi vigore e lustro
dai colori dell’universo tutto intero,
così che il mio sogno si dipinse

Lungo gli argini

Lungo gli argini
il fiume che scorre in te
assapora l’ebbrezza della felicità.
Tu custodiscila in attimi di libertà
e voragine sia il sentire del tuo cuore
dove l’inaspettato possa espandersi a nuovi albori.
Nutriti del tuo immenso
perdizione e virtù
di irragionevole follia.

La rabbia

La rabbia si rivela,
propaga il suo sangue nelle vene,
come salsedine logora scogli
dal cuore emersi.
È una fiammella sempre rovente
irriducibile, ammaestrata,
forse mai placata.
Si strugge l’animo impavido,
groviglio etereo,
sogno indomito.
E con ardimento si scompiglia
quel dolce barlume di vita.
della luce dell’infinito amore.

Mi  estraneo

Mi estraneo per ricercare le mie radici
che il tempo e la  fatica hanno reso fievoli e dure.
Non si sono esse mai distaccate
dal valore della vita
che reduce si è conficcata nel mio fianco
come scheggia di dolore.
Sia pure in vetta, la discesa agli inferi è stata facile
avendo assaporato l’affievolirsi
di un ideale non troppo influente.
In tal tempo d’inerzia è svanito l’oro dei figli
ed un’ora più triste si consuma.

D’amore

Respirami come la brezza marina
che si infrange su scogli scolpiti di infinito.
Cercami tra la miriade variopinta
di petali che avvolge le mie membra
su una soffice alcova d’amore.
Sconvolgimi di desiderio nell’anima
che di te si riempie
nello scompiglio di un bacio malandrino.

Inesorabile

Inesorabile l’essenza trova spazio
nella ragione e si avvinghia all’idea
di ciò che vuole essere.
Ne corteggia i contenuti
il desiderio agognato di sé
che fluttuando nell’evanescenza
approda al manifestarsi della sua estasi.

Se potessi sollevare il mio corpo

Se potessi sollevare il mio corpo
e tenerlo sospeso tra cielo e nuvole,
luce stellare diventerei
per occhi accecati dalla passione.
Leggera come l aria volteggerei
tra parole mai pronunciate
ad assemblare desideri di sogni perduti.
E di candore rivestirei
la curva inesatta del tuo essere
ammainando orgoglio e dispiegando amore.

Figlio

Ti ho subito amato
quando eri solo un’idea
incompresa ed incompiuta,
scomposta e scomoda.
Un calore infinito demolì le mie difese
e si schiuse nell’innocenza di un candido bocciolo
a rendere questa donna madre e nutrice,
in un gesto di sovrumana virtù.

Gocce di immensità

Di meraviglia fonte preziosa,
l’attimo sagace ardisce riversare
candidi bagliori sul volto soave
di un giorno appena nato
ed avvolgere di una ridente coltre aurea
cime verdeggianti ed alvei ridondanti.
Dolcemente
la quiete disperde i colori dell’iride
in un manto variopinto
di nubi dissolte da luce trafitta.
D’intorno il celeste auriga
dalla mano intrepida addomestica
riflessi sospinti e raggi ondosi
dispensando all’attimo
gocce di immensità.