Natalina Di Legge

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Natalina Di Legge

Natalina Di Legge è nata a Portocannone (CB) e vive a Rotello. Sin dalla giovane età ha sempre amato esprimere le sue emozioni sia in versi che in prosa e nel corso degli anni ha ricevuto significativi riconoscimenti nei vari concorsi letterari sia in campo nazionale che internazionale.Ricordiamo solo i più recenti. Trofeo della Cultura Histonium alla carriera ( 2018); 1° premio assoluto nella sezione della silloge inedita (2019); 1° Premio Assoluto Histonium d’oro per meriti letterari nella sezione narrativa inedita per un racconto sul tema del bullismo. Il suo nome si associa al titolo di Pioniere della Cultura europea e ambasciatrice mondiale della pace.

MA LO SPORCO RESTA… (Poesia)

Forze brutali
ti hanno massacrato l’anima,
mentre mani violente
tenendoti ferma
per i capelli
hanno violentato il tuo corpo
e deturpato il viso.
Luride impronte
hanno sporcato la delicatezza
di un bellissimo
fiore bianco,

mentre mani brutali si sono impossessate

della tua innocenza.
Tu

dolce, acerba fanciulla,
piegata su te stessa,
bagnata
delle tue stesse lacrime
resti immobile
a fissare il vuoto.
Una pioggia fredda
cerca di lavare il sudiciume
lasciato da bestie
senza cuore.
Ma lo sporco purtroppo resta.

CHI SONO… (Poesia)

Sono

una piccola goccia

d’inchiostro

che intingo dalla mia penna

magica,

perla che dimora nel mio cuore

e che libero dallo scrigno dell’anima.

Chi sono…

sono un pulviscolo di luce,

attimo di vita,

un aquilone aggrappato

ad un raggio di sole.

Un volo di gabbiani,

un sorriso

nel pianto,l’arcobaleno

dopo il temporale.

Chi sono…

sono io…

un cielo azzurro sereno,

un mare costantemente in burrasca.

Sono il vento,

sono il tempo ,sono io…

Sono fatta così…non mi puoi cambiare.

Sono così…io.

 

LE STORIE CHE MI RACCONTAVI   ( A nonno Joseph) (Poesia)

Le storie che mi raccontavi

partono da una terra assai lontana

e cominciano così:

“ Nella lontana terra di New Jork

laddove io vi nacqui…”

Le storie che mi raccontavi

hanno il suono crepitante della legna

che scoppietta nel camino.

Le fiamme allegre

ne scaldano la stanza, aprendone

il cuore ai tuoi ricordi.

Le storie che mi raccontavi

sono il ricordo della tua terra, amata, rimpianta

e venerata.

Le storie che mi raccontavi

sono racchiuse

in questo libro,

qui, tra queste righe,

nella prima raccolta di racconti

che, con affetto

dedico a te.

 

SCRIVO UNA POESIA QUANDO… (Poesia)

Scrivo di notte

mentre il silenzio regna sovrano

nelle ore dove il sonno

vince e veglia

su di me un gigante superuomo

perennemente inerme

che cerca l’alba più bella

alla fine di un tramonto.

E’ uno scritto

di colori

che non è mai lo stesso,

ricordi sfumati

che il tempo stesso ha dimenticati,

sogni rivisitati nel presente

con occhi stanchi e attempati.

Sono parole

tra di loro incastrate,

rimaste spesso inascoltate,

parole dette, parole dimenticate.

Voci,

echi sibilanti

di guerrieri d’avventura

paladini di vita fuggente che tornano vittoriosi

fra il cuore e la mente.

E’ così

che nasce la mia poesia,

amica segreta e silenziosa

che scava nel recondito

trasformando

in parole sensazioni,

sogni, ricordi e illusioni

che non invecchiano…

anzi…

restano giovani , vivi e trepidanti

nelle stanze segrete

del mio cuore.

 

UNA PICCOLA IMBARCAZIONE (Racconto)

Questa è la storia di una piccola imbarcazione,detta ‘U BATTELLUCCE, come viene pronunciato nel dialetto di un piccolo borgo marinaro e affonda le sue origini agli arbori dell’Ottocento.

Il lungomare e il Borgo Vecchio, così come ancora oggi viene chiamato il borgo antico, più conosciuto come il paese vecchio si mostrano in tutta la loro bellezza nei colori del tramonto.

Pian piano la sera li avvolge con le sue ombre.

Il vento sibila freddo, le onde si accavallano una dietro l’altra, impetuose, rendendo difficile, ai pescatori, che nel pomeriggio hanno caricato le reti nei loro battelli, l’uscita in mare per la pesca notturna.

Alcuni di essi, provenienti da una marineria limitrofa sono costretti a fermarsi al porto.

I pescatori potranno rientrare nelle loro case solo quando la tempesta si sarà placata e i battelli potranno riprendere il largo.

Vicino al porto c’è una locanda dove i pescatori tra una mangiata e una bevuta di vino parlano e cantano.

Intonano un canto marinaro molto antico, dedicato proprio ad un battello e a cantare insieme alla comitiva ci sono il nonno e il padre di Nicolino, delle cui note di questo canto si è sempre nutrito.

Nicolino è sempre molto preso da questo brano, che trasmette al suo cuore sensazioni bellissime.

La sua elevata sensibilità e la curiosità di conoscere qualcosa in più sulle sue origini lo spinge a condurre una ricerca che lo riconduce sin dagli inizi del 1800, l’anno in cui questo brano viene composto.

Armato del suo vecchio registratore che conserva ancora come un vecchio cimelio  inizia ad intervistare e registrare le testimonianze della gente del posto.

In particolare storie, leggende,canti di vecchie casalinghe, ma soprattutto di anziani pescatori residenti tutti nel Borgo Vecchio.

Fra i tanti intervistati Nicolino ha la fortuna di incontrare un vecchio lupo di mare che gli racconta e gli canta due versioni de ‘U BATTELLUCCE.

Le parole non sono scorrevoli e ben distinte, ma Nicolino resta colpito dalla seconda versione del canto e così  ne rielabora le parole della prima parte del testo originario e ne ricompone la metrica musicale.

Nasce così ‘U BATTELLUCCE che viene affidato alle voci di due gruppi folkloristici della città marinara.

E’ una sera d’estate.

Ci siamo ritrovati con un gruppo di amici in pizzeria per una serata di festa, riuniti in una serena conviviale.

Ad allietarci con la musica folkloristica è presente uno dei due gruppi a cui Nicolino ha affidato la sua creatura e questa sera, per la prima volta ascolto questo meraviglioso canto.

Mi cattura l’armonia, la musicalità e, durante una pausa chiedo lumi a un membro del gruppo che mi fornisce le notizie che sono narrate in questo racconto.

‘U BATTELLUCCE ossia piccola imbarcazione è solo una delle tante canzoni che il folklore marinaro ha dedicato a questa bella cittadina e ai tanti coraggiosi lupi di mare.

Termoli, una perla marinara, una dei tanti bellissimi borghi del mio Molise.

LA PANCHINA (Racconto)

La panchina dove Miriam ama sostare dopo la quotidiana corsa prima di recarsi al lavoro è sempre lì ad attendere i suoi cinque minuti di pausa prima di ritornare a casa.

Miriam l’ha chiamata Anna e ad essa confida i suoi pensieri quotidiani.

Vi sono anche altre panchine lungo quel viale alberato di arbusti, anch’esse occupate da anziani che si fermano a chiacchierare tra di loro, o semplicemente si siedono per farsi accarezzare da qualche raggio di sole, oppure per guardare qualche passante frettoloso tramandone strane congetture, ma tra tutte è Anna, la panchina che Miriam predilige.

Anna da sempre ascolta e custodisce tanti segreti.

Le confidenze che di solito si scambiano le amiche, gli abbracci e i sussurri degli innamorati, i fugaci incontri degli amanti.

Ma molto spesso riesce ad intuire i pensieri di coloro che amano ascoltare il rumore della loro mente mentre respirano l’aria salubre del primo mattino che si scalda e si profuma dell’aroma del caffè e di cornetti preparati dal garzone del bar che si trova di fronte al viale.

Anna assimila, ascolta, custodisce e tace.

A volte anche Miriam le fa dono delle sue confidenze, della sua ritrovata serenità accanto a Stefano.

A distanza di due anni la relazione tra i due giovani naviga con il vento in poppa.

Sul viale alberato di castagni, laddove Miriam è solita sostare in compagnia di Anna i ricci cadono fermandosi a terra.

E’ l’annuncio di un autunno ormai imminente, che veste le foglie degli alberi di  colori variegati.

L’aria del mattino è sempre più pungente, il viale comincia ad animarsi dei primi passanti, degli amanti della bicicletta che percorrono chilometri di pista ciclabile, degli appassionati dello jogging che, come Miriam si alzano molto presto la mattina per poter scaricare le tensioni fisiche e mentali attraverso un salutare esercizio fisico “Mens sana in corpore sano” come dicevano una volta i latini.

E poi ci sono loro, i nonni felici che portano a spasso i nipotini e si fermano insieme a loro a gustare un buon gelato prima che la rinomata gelateria del viale dei castagni chiuda i battenti per la pausa invernale.

Tante vite, tante storie percorrono quel viale ogni mattina. Storie uguali e diverse.

Checchè se ne dica, Anna è testimone della vita che scorre davanti a lei, la stessa che cammina, si siede, riflette e poi ritorna ai quotidiani affanni.

Una stagione viene, l’altra va.

Che meraviglia, l’Autunno.

Anche sul viale alberato di castagni le foglie si stanno ormai indebolendo, si salutano l’una con l’altra per poi tuffarsi nella loro ultima danza che piroettando, lentamente, le depositerà a terra assieme a tante altre.

Anna è sempre là, fortuita testimone e silente spettatrice di storie incredibili.

Se solo potesse parlare, chissà quante ne avrebbe da raccontare.

Pezzi di vite straordinarie, errori, amori da ricordare e quelli impossibili, vivi e sempre presenti, come la storia fugace di Svenja e Ranieri, in vacanza in quel magico borgo, a spasso lungo il viale alberato costeggiato dai castagni.

Prepotenti insicurezze, delusioni, nuvole in viaggio e grandi solitudini.

Su una panchina ci si può sedere e osservare il mondo che gira intorno, o più semplicemente ci si siede per leggere dentro sé stessi.

La maggior parte delle volte si cerca una panchina per una sosta, un sostegno, per poi aggrapparci a qualcosa che ci sorregga, ma che non troviamo lì.

Dicono che a Central Park si possono adottare. E ognuna di esse è dedicata a qualcuno.

Ma Central Park si trova dall’altra parte del mondo. Da quest’altra parte non ci sono panchine dedicate a qualcuno.

E tutti ne abbiamo una.

Anna appartiene a chiunque voglia sedersi.

Sorride e saluta l’Autunno, con un sorriso che appartiene a chi ne ha sentite tante, con la consapevolezza che prima o poi tutto rinasce.

Rinasceranno nuovi amori, alcuni da vivere e altri da ricordare, alcuni impossibili che dureranno per sempre, pezzi di vite straordinarie, delusioni, nuvole in viaggio, solitudini e nuove storie da raccontare.

RIFLESSIONI D’AUTUNNO (Racconto)

Una ragazza siede sulla panchina del parco. E’ molto concentrata sul libro che sta leggendo, così tanto da non accorgersi delle foglie che le cadono di fianco.

Ormai è iniziato l’autunno, le foglie si sono tinte di un colore che va dal rosso al marrone e al minimo colpo di vento cadono dai rami e dopo un ultimo volo nell’aria toccano il suolo.

Mentre osservo quella ragazza così impegnata e coinvolta nel suo libro ripenso a tutti gli autunni già passati, alle passeggiate sul lungo Reno, al periodo felice di quando questa stagione che amo così tanto dipinge le foglie di variopinti colori.

Non era così da bambina. L’autunno si associava all’apertura della scuola, ai primi freddi,alle giornate passate in casa a studiare e soprattutto ai primi malanni.

L’età dell’adolescenza è trascorsa da un bel pezzo ed entrata ormai nell’età adulta, sono tornata ad amare questo periodo dell’anno. Non mi dispiace l’idea di stare seduta su una panchina e contemplare il panorama, il castello di Stolzenfels dall’altra parte del Reno con le sue torri merlate e le sue facciate di colore giallo ocra, quasi a mescolarsi con i colori delle foglie d’autunno e il viale che accompagna la mia passeggiata quotidiana che si tinge dei suoi caldi colori.

Forse è anche per questo motivo che l’autunno viene amato da molte persone. È una stagione più vicina, più “umana” rispetto alle altre. Viene associata al corso della vita.

Io, guardando le foglie per terra e le poche rimaste sugli alberi le associo alla mia esistenza, mi immagino quando,ormai anziana inizierò anch’io a perdere le foglie.

Mentre lascio che i miei pensieri, come refoli di vento facciano come le foglie, che con il vento, si alzano in volo producendo mulinelli, vedo la ragazza alzarsi e mettere via il proprio libro incurante dell’autunno, delle foglie e dei miei pensieri.

Occupata solo da quello che le resta della lettura, ripensando alle parole, alla storia letta, associandola con la propria esperienza, incurante del passare delle stagioni e del tempo, ancora troppo giovane per fare come me, si allontana,sorride, infila le cuffie nelle orecchie e si lascia estasiare dal ritmo della musica.

Non come me, che contempla la magìa del paesaggio renano seduta su una panchina a ricordare i momenti più belli della sua giovinezza trascorsa in quella magica città del Medio Reno mentre si personifica con una foglia che cade.

 

MATTINO D’AUTUNNO (Poesia)

 

Somiglia

al sostare mattutino dell’ultima estate

sulla spiaggia

questo giorno d’autunno,

che mesto e silenzioso

mi penetra nel cuore.

Timidamente,

il sole sceglie ed accarezza

i suoi colori:

il verde rigoglioso della pineta,

i tronchi dei suoi arbusti,

l’erba un po’inclinata,

i fiori senza nome,

la bianca spuma dell’azzurro mare,

le note melodiose

di un canto senza fine,

evocatore di dolcezze ormai lontane.

Tutto sembra rinnovarsi

nei profumi, nei tepori,nei colori,

nei ricordi di teneri abbandoni,

ma è il miracolo di sempre.

E’ solo un giorno d’autunno.

 

SENSAZIONI E SENTIMENTI (Racconto)

 

Trasmettono un senso di benessere i colori di Ottobre.

Sembrano uscire da un dipinto di un celebre pittore che vuole commemorare sulla tela le sensazioni e i sentimenti che ci avvolgono nel tepore dell’Autunno.

Esco di casa ogni mattina per respirare l’aria fresca del nuovo giorno che si apre alla vita.

E’ una giornata da vivere con ottimismo.

M’incammino verso la campagna e, percorrendo sentieri conosciuti contemplo la natura ancora rigogliosa.

Intorno s’intravedono i colori dell’Autunno che esploderanno in tutto il loro splendore a contatto con i primi freddi.

A tratti mi fermo e mi siedo su un masso.

Ascolto il silenzio che mi infonde tranquillità e la respiro a pieni polmoni mentre rifletto, contemplando le colline circostanti.

Riprendo il mio cammino,interrompendo il filo dei miei pensieri.

Il mio cagnolino, al guinzaglio scodinzola felice.

E’ un nuovo giorno da godere, attimi di serenità da cogliere.

E’ la vita stessa che si offre in tutta la sua bellezza nei colori variopinti di un magico mattino d’Autunno.

 

AMICO AUTUNNO, FINALMENTE SEI ARRIVATO! (Poesia)

Finalmente sei arrivato!

Ti ho visto,

ma non ci ho fatto caso.

Ti ho incontrato lungo la strada,

ne ho respirato

l’aria fresca

che è diventata un respiro breve.

E ti ho ritrovato…

nel vento freddo appena accennato,

nel sole che si è calmato,

ha accorciato il suo percorso

e si è allontanato.

Ho percepito

la tua presenza tra il rosso

delle bacche accese,

tra le timide e impaurite foglie,

tra i cespugli

che stanno perdendo le foglie,

tra le paure mosse dal vento dei miei capelli,

negli ultimi voli di rondini ribelli,

nel mare che alza

la sua voce,

nel giorno che ha abbassato la luce,

negli occhi di un cielo

che ormai si è rassegnato,

nelle rughe del mio volto che scandiscono

il tempo passato.

Amico Autunno,ti stavo aspettando.

Finalmente sei arrivato!

 

SENSAZIONI DI NOVEMBRE (Poesia)

Mese triste,

in perfetto equilibrio tra autunno

e inverno.

Tu, Novembre,

mese di profumi incensati di raspi

e di mosto

spargi al tramonto.

Sul viale alberato di castagni

le foglie,

ormai avvizzite

giacciono nell’ultimo sonno,

nell’acre odore

della legna bruciante nei camini.

In mille scintille

di fuoco

si perdono i ricordi,

quali fantasmi esuli e ramminghi.

E come la castagna

sguscia dal riccio spinoso

cadendo a terra

con laceranti tonfi così freme nel cuore

la nostalgia

paga d’estasi e bramosa di quiete.

Carezze di vento

sul mio viso,

brividi lungo il corpo

e tiranna

la nebbia che nasconde

chiarori ovattati

e assopiti

sciogliendosi in gocce imperlate

di un pianto malcelato.

E vola

l’inerme pensiero

seguendo

uno stormo lontano.

Ma l’amore,

esile tela di un ragno

che una goccia può distruggere,

l’amore,

che sempre il suo sole

cerca…no!

Non muore nel freddo di Novembre.